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Piante officinali
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Papaver

somniferum

Papaver somniferum L.

Sinonimi:
Papaver stipitatum Hussenot, Papaver opiiferum Forsskål, Papaver indehiscens Dumort, Papaver officinale C.C. Gmelin, Papaver hortense Hussenot, Papaver amoenum Lindley in Edwards
Famiglia: Papaveraceae
Nome volgare: Papavero
Etimologia: Il nome generico deriva da quello latino Papaverum = papavero, il nome specifico dal latino Somniferum=portatore di sonno (dal dio Somnus protettore del riposo degli umani)

Morfologia:
Pianta annuale con fusti eretti fino a 150 cm impregnata di latice bianco che all’aria si rapprende e si scurisce…..l’ oppio.
Foglie grandi, alterne, verde grigio, pruinose, le cauline sessili, ovoidali, dentate e lobate, ondulate, le basali sono dotate di un corto picciolo.
I fiori sono terminali, grandi fino a 10 cm formati da due sepali effimeri che cadono alla schiusura dei petali e 4 petali bianchi, rosa, rossi o violacei con una macchia violacea alla base, nella varietà album.
Con colori simili ma con fiori più o meno doppi nella varietà glabrum. I boccioli sono pendenti e peduncoli florali sono ricoperti di setole cespitose. Gli stami che sorreggono le antere blu-verdi sono numerosi.
Il frutto è una capsula che contiene semi reniformi dall’involucro zigrinato pieni di sostanze oleose.

Origine, distribuzione, varietà e fioritura:

Originaria della Turchia, questa pianta si è diffusa coltivata ormai in quasi tutto il mondo per il seme ma soptattutto pel l'oppio.
Il Papaver somniferum var. album Mill., o papavero bianco che ha i fiori e i semi bianchi, fornisce la maggior parte dell'oppio e dei frutti in commercio;
Il Papaver somniferum var. glabrum Boiss., Papaver nigrum DC.), o papavero nero, con semi scuri, viene coltivata per i semi e, specialmente nelle razze a fiore doppio, come pianta ornamentale;
la var. setigerum, dalla quale si pensa siano derivate le altre, si trova spontanea anche in Italia.
Fiorisce da giugno ad agosto.

Proprietà ed usi:
Per la salute:
Dal latice bianco (oppio)di cui è ripena, si estraggono più di 20 alcaloidi tra cui morfina, codeina, tebaina, papaverina, narcotina ecc. tutti molto tossici che però producono benefici effetti per le loro proprietà antinfiammatorie delle mucose gastrointestinali, astringenti ed antidiarroiche, sedative e calmanti del sistema nervoso centrale, della tosse, degli spasmi del fegato e delle vie biliari, deprimenti dei centri bulbari, spasmolitiche intestinali, antinevralgiche, anestetiche, stupefacenti, ipnotiche. L'uso che si fa dei suoi derivati, deve essere rigorosamente prescritto e seguito dal medico, possono infatti provocare gravissimi avvelenamenti. Il quadro tossicologico è caratterizzato da una sonnolenza, che può progredire fino alla depressione delle funzioni respiratoria e cardiaca. Dopo un primo stato di euforia chi lo consuma percepisce una atmosfera di serenità e sonnolenza piena di sogni, dove l'immaginario si confonde col reale, gli stimoli esterni e le sensazioni sgradevoli sono attenuate. Aumentando uso e dosi però il distacco dalla realtà aumenta a dismisura.
La dipendenza fisica e psichica si manifesta dodici ore dopo l'ultima assunzione con irrequietezza, insonnia, tremori e dolori vari. Un movimento involontario costante degli occhi a sguardo fisso rientra fra la sintomatologia della tossicodipendenza da oppioidi che porta ad apatia ed abbattimento, perdita di iniziativa ed interessi, scarso appetito, dimagrimento.
Per l’alimentazione:
La sua coltivazione è soggetta a particolari permessi e i suoi semi, privi di sostanze tossiche vengono usati dall’industria alimentare per l’estrazione dell’olio commestibile e per la preparazione di dolciumi.
Per il giardino:
Le piante a fiori doppi sono usate a scopo ornamentale

 

papavero comune

Papaver rhoeas L.

Sinonimi: Papaver erraticum (Plin.) J.Bauh.
Famiglia: Papaveraceae
Nomi volgari: Papavero, Rosolaccio
Etimologia: Dal latino papaver= papavero e dal greco rhoeas = rosso

Morfologia:
Pianta erbacea annuale con radice bianca a fittone e sovrastante rosetta basale di foglie da cui partono i fusti eretti, ramificati e setolosi alti fino a 80 cm e ricoperti di peli lunghi e patenti (rivolti ad angolo retto rispetto al fusto). Dalle ferite del fusto e delle altre parti della pianta fuoriesce il tipico latice bianco di odore sgradevole.
Le foglie sono dotate di peli segosi e morbidi, quelle basali a rosetta sono pennatopartite con i segmenti lanceolati o ellittici e margine dentato,con apice acuto e base lungamente picciolata, le foglie cauline sono più semplici e sessili.
All’apice di lunghi peduncoli che si sviluppano alla sommità del fusto e all’ascella delle foglie, sbocciano i fiori solitari, larghi 5-7 cm, con i boccioli penduli prima della fioritura. Il calice è composto da due sepali caduchi, la corolla ha 4 petali tondeggianti anch’essi molto effimeri (durano un giorno o poco più) di colore rosso vivo spesso macchiati alla base di nero. Numerosi stami di colore nerastro.
Il frutto è una capsula globosa dotata superiormente di un disco ondulato che si apre con numerosi fori alla maturità dei semi nerastri.

Habitat – fioritura - distribuzione
Cresce fino alla zona submontana nei luoghi erbosi e nei campi, ma la si trova anche sui muri, lungo le strade, in località aride, dove fiorisce da Maggio a Luglio, ma anche sebbene più raramente, in Autunno. Originaria delle regioni mediterranee, è presente in tutto il mondo. In Italia è considerata comune, anche se negli ultimi anni la sua presenza, sembra assai ridotta negli abituali luoghi di crescita.

Proprietà e principi attivi:

Contiene l’alcaloide readina, ed alri alcaloidi ancora in fase di studio, resine, mucillagine e sostanze coloranti, la presenza di morfina e acido meconico (presente nell’oppio) non è ancora ben confermata. Ha comunque proprietà sedative, antispasmodiche, antinfiammatorie, tossigughe, espettoranti e coloranti.

Curiosità e usi:
Uso in cucina: Le tenere rosette delle foglie primaverili vengon consumate in insalata preferibilmente con altre erbe. Si usa anche cuocerle sempre in miscuglio con altre erbe per preparare torte salate, oppure minestre, possono essere consumate anche da sole, prima lessate e poi passate in padella con burro, con aglio olio e peperoncino, per preparare sformati o far ripieni.
Con gli infusi di petali si ottengono dei blandi sedativi, calmanti per la tosse ed espettoranti.
Veniva usato in passato, come rimedio contro la gotta e il fuoco di S. Antonio.
Lo sciroppo veniva somministrato ai bambini irrequieti per indurli al sonno. Pare infatti che il termine papaver derivi da "pappa" in riferimento ad una antica usanza di aggiungere parti della pianta nel cibo dei bambini per farli dormire.
Contro il mal di denti: si usavano compresse imbevute nel suo infuso che veniva anche usato per massaggiare la pelle arrossata o contro le rughe.
Con i suoi petali si può ottenere una tintura rossa per la presenza nei petali degli antociani rosso vivo, che veniva anche utilizzata dalle donne per truccare labbra e guance.
Lo schiocco del suo petalo posto sul pugno della mano e colpito con il palmo dell’altra mano era, nella tradizione popolare una prova della fedeltà e dell’amore ricambiato